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Gestione attiva vs gestione passiva




Nel 2007 Warren Buffett scommise con il gestore di fondi d'investimento Protègè partners che l'indice S&P500 avrebbe avuto performance migliori rispetto ad una serie di Hedge Fund scelti dal gestore nei 10 anni seguenti.

La scommessa era di 1 milione di dollari.

Il fondo (ETF) che replicava l S&P500 in dieci anni ha messo a segno un rialzo del 7,1% all'anno, contro l'aumento medio del 2,2% del paniere dei fondi scelti da portègè partners.
(La cifra vinta fu devoluta in beneficenza da Buffett all'associazione girl Inc. di Omaha, Nebraska)

  • La gestione passiva
  • La gestione attiva
  • Fondi attivi e fondi passivi: vantaggi e svantaggi

La GESTIONE PASSIVA:

"La gestione passiva è una strategia di investimento con la quale il gestore di un portafoglio (spesso, ma non necessariamente, un fondo comune di investimento, un fondo pensione o un altro organismo collettivo di risparmio) minimizza le proprie decisioni di portafoglio al fine di minimizzare i costi di transazione e l'imposizione fiscale sui guadagni in conto capitale.
Nell'ambito di questa strategia, è comune ricorrere al metodo di replicare l'andamento di un indice di mercato (detto benchmark) o di una composizione di indici di mercato. Tale approccio è più comune nella gestione dei portafogli azionari, attraverso la creazione dei cosiddetti fondi indice, che replicano l'andamento di un indice azionario." Assogestioni




La GESTIONE ATTIVA:

"La gestione attiva è una strategia di investimento con la quale il gestore prende una molteplicità di decisioni di investimento nel tempo, finalizzate a ottenere una performance superiore a quella di un indice di riferimento, detto benchmark."





                               FONDI ATTIVI E PASSIVI: VANTAGGI E SVANTAGGI

Queste due gestioni sono agli opposti, sia dal punto di vista tecnico che teorico.

Il ragionamento alla base della gestione passiva è molto semplice: la scelta dei singoli titoli può aumentare il rischio dell'investimento rispetto all'acquisto di un paniere di titoli che replica l'indice(ETF), poiché la valutazione personale ha un incidenza molto alta nei risultati; quindi il gestore passivo investe su un indice (per esempio un indice tecnologico) che ha come sottostanti i titoli di un determinato settore o di una determinata economia mondiale.

L'investimento attivo invece ragiona in un altro modo: acquisto di un numero più limitato di titoli (anche un numero elevato ma diverso dall'indice di riferimento) per cercare di sovraperformare l'indice di riferimento.

Personalmente non amo nessuna delle due gestioni, poiché secondo me la scelta migliore è un mix tra le due:
La gestione passiva ha un grande lato negativo, per diminuire il rischio (quello che viene considerato rischio) acquista tutto un indice e quindi anche azioni scadenti al suo interno, cosa che ritengo assolutamente controproducente, nel mio portafoglio un certo tipo di aziende non le voglio inserire e non posso essere costretto perché devo acquistare tutto l'indice.
La gestione attiva invece prevede la scelta dei singoli titoli e quindi espone l'investitore ad un rischio maggiore (sempre secondo la definizione comune di rischio) e quindi può rilevarsi ancora più negativa di un gestione passiva quando i mercati scendono o in caso di salita può sottoperformare l'indice. (anche a causa dei maggiori costi sostenuti per il maggior numero di operazioni).

Quindi tornando a noi, quella che prediligo è:

una gestione attiva ma con un orizzonte di lungo periodo come quella passiva cercando di inserire in portafoglio un piccolo numero di titoli acquistati a sconto rispetto al valore reale, preferisco un numero ridotto poiché sono più facili da studiare e le aziende effettivamente buone non sono così tante come crediamo.
In questo modo se si riesce ad acquistare un azienda straordinaria con il suo vantaggio competitivo nel settore ecc e per di più ad un prezzo scontato, il nostro rischio diminuisce anche se magari il "loro" rischio sale. (per loro rischio intendo la definizione accademica di rischio che io non condivido).

Ho scritto un articolo sul rischio (ve lo lascio qui) ma di base è semplice:

Maggiore è lo scostamento del titolo, maggiore è la volatilità e maggiore sarà il rischio. Quindi se una società ottima come lo è per esempio Corticeira Amorim (leader nella produzione di sughero nel mondo, principalmente tappi) scende del 40% in poco tempo, allora quell'azione avrà vertiginosamente aumentato il suo rischio.

Quel che penso io invece è l'opposto, se il mercato ci offre una società di quel livello al 40% in meno rispetto a poco prima il nostro rischio diminuisce drasticamente poiché il margine di sicurezza è aumentato (ovviamente tutto questo deve essere accompagnato da un acquisto al di sotto del valore intrinseco).









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