Titoli famosi vs Titoli in salute

L'opinione pubblica su determinate aziende italiane, spesso e volentieri, è condizionata da luoghi comuni e da informazioni poco sensate e trasparenti.

Per qualche strano motivo vengono viste di buon occhio le società più "famose", quelle che si sentono di più in televisione o nei giornali.

Società come Enel o Eni vengono considerate dei gioiellini solo per la loro grandezza o per la presenza marcata, nel caso di Enel, sul territorio.

Quando in realtà operano tutte e due in settori molto complicati e competitivi.

Non hanno un vantaggio competitivo durevole e sono prive di una solidità finanziaria accettabile.

Nonostante ciò guardiamo di buon occhio questo tipo di aziende.
Un altro caso delucidativo è quello del settore bancario, dove troviamo nomi come Unicredit,intesa o Mps e senza nulla togliere a queste aziende, che personalmente non amo, la percezione su di esse è davvero diversa dalla realtà.
Basta fare qualche ricerca per vedere le performance delle banche negli ultimi anni, vero anche che veniamo da una forte crisi che ha coinvolto proprio questo settore, ma spesso e volentieri con poca trasparenza e cattiva gestione l'investimento nel settore bancario non regala soddisfazioni.

Credo che l'oggettività dovrebbe guidare le scelte di un investitore, così ho constatato diverse cose, ve le riporto qui:



Molti fondi italiani presentano portafogli fotocopia:


-Intesa San Paolo
-Eni
-Enel
-Unicredit
-Poste Italiane

e via dicendo...

I motivi che spingono i gestori e gli investitori privati a fare scelte di questo tipo mi sono ancora sconosciuti.

Recentemente ho letto un articolo dove venivano riportati i titoli che avevano meglio performato dal 2007 al 2016:



De’ Longhi: +681%
Freni Brembo: +554%
Reply: +478%
La Doria: +402%
Ima: +368%
Recordati: +266%
Basicnet: +192%
Marr: +165%


Questa è la classifica appunto dei primi 10 titoli italiani e come vedete sono presenti aziende di ogni tipo, ma nei primi posti nessuna banca tradizionale e nessuna società energetica.
Vero anche che le quotazioni non rappresentano la verità assoluta anche in un arco lungo come quello dei 10 anni, ma ci aiutano a capire che spesso e volentieri le aziende migliori sono quelle della "vita reale" come mi piace definirle.

Le bustine del tè che beviamo probabilmente sono riempite con macchinari IMA, la macchinetta del caffè che abbiamo in cucina è De'Longhi e i pomodori che abbiamo preso al supermercato magari sono della La Doria (società di cui non vediamo la marca poiché operano principalmente con i marchi private labels, qui ho parlato dell'azienda).

Si dovrebbe uscire dalla concezione che notorietà equivale a qualità.

Le aziende vanno valutate con altri parametri, si trovano già tantissime difficoltà quando si hanno centinaia di dati e studi, figuriamoci se mettiamo i nostri denari sulle aziende famose.


Commenti

  1. Ben detto! L'investitore medio non ha ne tempo ne voglia di diventare miope sui bilanci o di fare il detective, ne tantomeno di pensare! Delega sapientemente al suo "personal banker" le scelte per investire il suo patrimonio..si fa convincere che è tutto "ga-ran-ti-to" e come vuoi che finisca? Le masse pretendono la sicurezza la solidità..e quelli li assecondano senza badare al rendimento..immagino quanti farebbero meglio a tenersi i liquidi piuttosto che a investire..grazie della tua opera, saluti.

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    1. Si sono d'accordo con te. L'investimento ha in se dei rischi e il garantito ormai non esiste praticamente più. Ma come ripeto spesso si possono limitare i rischi comprando a prezzo scontato e scegliendo determinate aziende! Ti ringrazio !

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