Philip Fischer e l'arte di non arrendersi mai

"I trend e gli stili dominano il mercato finanziario proprio come avviene nel settore della moda"




"Investire in un'azienda senza avere una conoscenza sufficiente è più pericoloso che non avere un'adeguata diversificazione"





Personalità in netto contrasto con la speculazione, Philip Fisher potrebbe essere presentato come l'investitore Growth per eccellenza.


Pochi titoli ma buoni, accurato studio delle aziende in portafoglio e orizzonte temporale di lungo termine sono le caratteristiche principali della sua filosofia d'investimento.

E' il personaggio che mi ha "insegnato" meno concetti rispetto ad altri, ma è indubbiamente il mio preferito.

Glen Arnold in uno dei testi di cui ho parlato in un vecchio post, scrive così a proposito di Fisher:



"Gli investitori informati tendono a vendere quando le cose vanno male e gli utili sono inferiori alle attese, e questo deprime il prezzo ed è proprio questa situazione quella di cui andava in cerca Fisher per le occasioni. Se le persone che conducono la compagnia sono eccezionalmente abili, e se gli errori che hanno commesso sono estemporanei, allora l'azienda sarà ancora un'eccellente strumento d'investimento, e sostanzialmente una scelta migliore rispetto a un'impresa che non si è mai assunta alcun rischio "pionieristico".



Un insegnamento che mi ha trasmesso immediatamente è stata la sua capacità di non credere ai media o alle voci, ma di verificare in prima persona, di chiedere e informarsi, intervistare persone che lavorano all'interno della società presa in esame o che comunque ne sono strettamente collegate.


Non si limitava a guardare gli utili anno su anno, ma cercava le società che avrebbero nel proprio mercato generato utili al di sopra della media del settore.

Divideva le aziende che avevano avuto una discreta fortuna su un lungo arco temporale, in due grosse macro aree:

1) Aziende "fortunate e capaci"

2) Aziende "fortunate perché capaci"

La divisione veniva fatta poiché le aziende "fortunate e capaci" avevano trovato un ottimo settore di mercato in crescita e ne stavano usufruendo, le seconde quelle "fortunate perché capaci" avevano si trovato un  settore interessante, ma avevano fatto nuove scoperte e contribuito all'innovazione del settore su cui investivano, così da poter crescere a ritmi sempre più elevati.

Univa il Value investing all'analisi qualitativa (più analisi qualitativa) , possedeva un portafoglio molto selettivo.
Circa il 70% del suo portafoglio era composto dalle prime 4 aziende detenendo un massimo di 10 titoli in portafoglio.

"Nella mia vita devo fare pochi colpi molto buoni, non tantissimi colpi mediocri".
Fu uno degli investitori orientati al valore più performanti della storia, era molto radicale e si creò una propria struttura d'investimento.

Fondamentale per lui era il vantaggio competitivo durevole, aspetto di cui ho parlato in moltissimi post precedenti.

Un esempio pratico utile a spiegare meglio i concetti prima citati è una delle acquisizioni più importanti di Fischer, Dow Chemical.

Datata 1947, nel periodo post bellico, ed individuata come una delle migliori nel campo chimico, la Dow chemical colpisce Fischer per i seguenti motivi:

- aveva un gruppo molto affiatato orientato alla crescita, che non aveva paura di investire ingenti somme in ricerca e sviluppo; 
- erano focalizzati sulle aree di business in cui avevano competenza, senza fare "tutto" ma concentrandosi su determinate attività.
I dipendenti lavoravano nel posto che più si adattava alle loro competenze, non erano costretti a fare quello che non sapevano fare.
Era il tipico titolo Growth, ottime prospettive di crescita e settore pronto ad espandersi globalmente.

Fu un grande investimento, pensate che oggi la Dow chemical esiste ancora e fattura circa 48 miliardi di dollari con una capitalizzazione di mercato pari a 150 miliardi di dollari.

Più che sulle sue performance, in questo primo post, mi sono voluto concentrare sulle qualità di Fischer come uomo e investitore.

La sua carriera di investitore durò 74 anni, andò in pensione a 91 anni.

Il crollo del 1929 a detta sua fu uno dei momenti più significativa della sua vita, un momento davvero difficile, ma a volte, chi riesce a superare scossoni del genere, momenti in cui è tutto troppo esageratamente negativo, diventa migliore di quanto non fosse stato prima, Fischer ne è l'esempio perfetto.

"Non vi è miglior insegnante delle avversità. Ogni sconfitta, ogni batticuore, ogni perdita, contengono il loro proprio seme, la loro propria lezione su come migliorare le vostre prestazioni la volta successiva"









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